| Trento, 5 gennaio 2010Berasi bacchetta Boato e Bombarda
 L’ex assessore provinciale dei Verdi è contrariata  dall’addio del consigliere
 ma anche dalle scelte del leader del partito
 che con  Pompermaier rinuncia al rinnovamento.
 «Roberto ripensaci, la nave 
    che affonda non si lascia»
 Intervista a Iva Berasi de l'Adige di martedì 5 gennaio 2010
  Iva Berasi è stata assessore provinciale dei Verdi nella  giunta Dellai fino alla scorsa legislatura. Nel 2008 il governatore ha escluso  il Sole che ride dalla giunta e lei, che era la prima dei non eletti dopo  Roberto Bombarda, è rimasta fuori dal consiglio provinciale. C’è rimasta male,  ovviamente, ma non ne ha fatto una malattia, mentre è contrariata e delusa per  la reazione del presidente del partito, Marco Boato, che non ha più voluto  cercare Dellai e ora non riesce ad accettare un vero rinnovamento del partito.  Ma anche di Roberto Bombarda, che invece di impegnarsi per cambiare dall’interno  i Verdi del Trentino, è sparito per mesi e poi ha annunciato l’addio. Iva Berasi, l’ha sorpresa l’annuncio di Bombarda?Quando la notizia di un divorzio e le sue motivazioni si apprendono dai  giornali, credo sia venuto meno anche il rispetto verso le persone che hanno percorso  un tratto di strada insieme e che hanno creduto di poter contribuire a  migliorare il mondo anche nei rapporti umani. L’addio di Bombarda dai Verdi ha  stupito i più, anche se l’assenza di rapporti con i componenti il gruppo ed il  suo silenzio che dura da mesi, non presagiva nulla di buono ed è stato  sottovalutato dal presidente Marco Boato.
  Bombarda dice di essersi sentito abbandonato. Lei si è mai  confrontata con lui in questi mesi?Ho parlato più volte con Bombarda della situazione ma mai ha  fatto capire le sue vere intenzioni anzi ha più volte affermato il contrario di  ciò che poi ha fatto. Ho creduto in lui andandogli a chiedere di candidare nel  2003 ed offrendogli personalmente il posto di capolista nel 2008, ritenendo di dover  fare un passo indietro, dopo due tornate elettorali che mi avevano visto in  cima alla lista dei Verdi. Sono gli uomini che fanno la politica e capita che  l’orgoglio e l’interesse personale abbiano la meglio sulla responsabilità dei  ruoli e sulla consapevolezza che si rappresenta un gruppo di persone che ha  creduto in un progetto.
  Cosa intende dire?La delusione per l’esclusione dalla giunta provinciale dei  Verdi e l’orgoglio del presidente Marco Boato, ha fatto si che dopo vari  tentativi ritenesse che doveva essere Dellai a farsi vivo e quindi non ha più  cercato un incontro. L’orgoglio del consigliere Bombarda gli ha permesso di  essere tanto indispettito dalla mancata attenzione nei suoi confronti del  presidente, da mancare ogni appuntamento di discussione anche con i componenti  dell’esecutivo e del consiglio federale.
  A febbraio i Verdi del Trentino avranno il loro congresso.  Boato ha annunciato di voler passare il testimone ad Aldo Pompermaier. Le piace  questa soluzione?Ne prendo atto e vedremo all’assemblea. Magari ci saranno altre  candidature. Stimo Pompermaier ma il rinnovamento che chiedevo era un’altra  cosa.
  Non si riconosce più nemmeno lei in questi Verdi?I Verdi italiani ed anche trentini stanno vivendo un momento  di difficoltà che andava superato con maggior coraggio anche a livello locale,  rinnovando già prima della scadenza elettorale provinciale gli organi e  modificando il nome, dando un segnale di cambiamento necessario a toglierci di  dosso l’etichetta del partito del «no» ed a valorizzare le competenze sempre  messe in campo per modificare «ambientalmente» i progetti più impattanti del Trentino,  contributo mai colto nel suo significato dall’opinione pubblica. La mia  richiesta di cambiamento in tal senso è stata vista purtroppo come una reazione  alla sconfitta politica. Sulla strada del cambiamento avrei messo in campo  l’entusiasmo che mi contraddistingue quando credo in un progetto, coinvolgendo  persone nuove sul territorio. Si è preferito lo status-quo e seguire l’onda  nazionale invece di diventare un esempio di innovazione.
  Bombarda dice che la sua storia con i Verdi è finita ma  invece di andare nel gruppo misto resta nel gruppo dei Verdi, cosa ne pensa?È una cosa bizzarra e incomprensibile. Ora i Verdi non hanno  un rappresentante in consiglio e quindi di conseguenza mancherà loro anche il  contributo che ogni eletto versa al partito per permettere l’attività dello  stesso. Un bel guaio.
 Vorrei dire al consigliere Bombarda che non gli fa onore scappare  quando la nave affonda ed abbandonare un equipaggio che gli ha permesso di  essere eletto. Vorrei chiedere a Roberto di ritornare sulla propria decisione mettendo  a disposizione la sua competenza, lavorando insieme ai Verdi, fare la scelta del  rinnovamento giocando il ruolo del rappresentante istituzionale più importante  che abbiamo che lavora per coinvolgere.
 | CONGRESSO
 A metà febbraio si terrà l’assemblea provinciale dei Verdi  per scegliere il nuovo presidente. Marco Boato ha indicato per la successione  Aldo Pompermaier. L’ex assessore provinciale, che ora si dedica alle  associazioni sportive per disabili ma non ha lasciato la politica, avrebbe  voluto una svolta più decisa.
 GRUPPOBombarda lascia i Verdi ma non va nel «misto». Ieri Roberto  Bombarda ha precisato nella sua newsletter che nonostante il suo addio ai Verdi  «il gruppo consiliare continuerà autonomamente la propria attività anche per i  prossimi quattro anni». E il nome Verdi resterà poiché «non voglio essere io a  far sparire la rappresentanza istituzionale dei Verdi».
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